La consistenza si riferisce al fatto che una serie di aspetti del dialogo sono uniformi e coerenti all'interno di tutto il prodotto software.
Nel dettaglio:
consistenza del linguaggio e della grafica: la stessa parola, la stessa icona, lo stesso colore devono identificare lo stesso tipo di informazione o lo stesso tipo di azione per tutto il prodotto;
consistenza degli effetti: gli stessi comandi, le stesse azioni, gli stessi oggetti devono avere lo stesso comportamento e produrre gli stessi effetti in situazioni equivalenti; è importante non associare agli stessi comandi, azioni e oggetti dei comportamenti diversi;
consistenza nella presentazione: gli stessi oggetti o lo stesso tipo di informazioni devono essere collocati tendenzialmente nella stessa posizione, avere la stessa forma e lo stesso ordine;
consistenza tra ambienti applicativi: gli utenti utilizzano differenti applicazioni e navigano tra siti diversi, e imparano come funzionano certi oggetti dell'interfaccia, ed entrando in un altro sito e/o usando un'altra applicazione si aspettano di ritrovare la stessa tipologia di oggetti che funzioni nel modo che hanno imparato. Le soluzioni alternative, l'utilizzo non convenzionale degli oggetti grafici producono solo incertezza nell'utilizzo e aprono la porta agli errori d'interazione.
La consistenza si divide in interna ed esterna. I primi tre aspetti fanno parte della consistenza interna, cioè la costanza all'interno dello stesso sito, mentre l'ultimo si rifà alla consistenza esterna, cioè la similarità di un artefatto all'altro.
Una progettazione consistente produce un'applicazione prevedibile nell'aspetto e nel comportamento per quanto concerne la visualizzazione delle informazioni, i metodi di manipolazione delle informazioni e i metodi di navigazione. La consistenza aumenta la prevedibilità delle azioni e dei comportamenti del sistema e ne favorisce l'apprendibilità, oltre ad agevolare la ri-usabilità delle componenti dell'interfaccia. Inoltre, permette all'utente di trasferire agevolmente la conoscenza da una applicazione all'altra, agevola la creazione di collegamenti semantici tra l'interfaccia stessa e le conoscenze dell'utente e facilita la memorizzazione di un modello di funzionamento del sito.
Il sito Web deve essere pensato e costruito in funzione del navigatore inesperto perché tutto deve essere intuibile, anzi ovvio, nel rispetto del principio: "zero learning time or die" (Nielsen). Quando si è on-line nessuno ha tempo da perdere per imparare informazioni inutili: l'utente deve essere messo in grado di capire tutto in pochissimo tempo. Affinché lo sforzo di apprendimento sia minimo il sito Web deve sfruttare il mapping naturale, cioè la correlazione intuitiva tra l'oggetto e la sua funzione, ed essere consistente sia internamente che esternamente.
Invece, quando un sito non può essere progettato senza arbitrarietà nel mapping e/o altre difficoltà, rimane un'unica strada: standardizzare (Norman). Vanno standardizzati i risultati, le azioni, la disposizione dei comandi e i quadri di controllo. Il vantaggio della standardizzazione è che basta imparare il meccanismo una sola volta; infatti, se seguita in maniera coerente, la standardizzazione funziona bene. Il ricorso agli standard è essenziale solo quando tutta l'informazione necessaria non può essere collocata nel mondo esterno, né si possono sfruttare correlazioni naturali; la standardizzazione rende più accessibili all'utente il mapping e le azioni richieste, superando eventuali difetti della progettazione e riducendo al minimo la necessità di procedimenti complessi di pianificazione e soluzione di problemi.
[Vedi anche Apprendibilità e Prevedibilità]