L'utente ha la sensazione che il prodotto sia utile e adatto alle operazioni che deve svolgere. Un artefatto è conveniente se i benefici dell'uso sono maggiori dei costi (economici e cognitivi).
Ancora oggi, in diversi contesti produttivi, si tende a sottovalutare l'usabilità, ritenendo che essa comporti dei costi che non vale la pena affrontare dal momento che non si intravedono vantaggi immediati per l'azienda produttrice. Quello che va considerato, invece, è che un prodotto inusabile può essere quasi del tutto inutile o, peggio, può rappresentare un costo piuttosto elevato.
Una produzione non orientata all'usabilità e alla qualità del prodotto non fa altro che aumentare i costi di produzione facendoli pesare quasi interamente sull'utente finale. Anche i vantaggi dell'usabilità non riguardano solo gli utenti finali, ma anche le aziende produttrici.
Grazie ad un'interfaccia usabile gli utenti finali incrementano la loro produttività e la qualità del lavoro, attraverso la riduzione della fatica e dello stress, e quindi aumentano anche la soddisfazione; inoltre, riducono i tempi di esecuzione delle attività, gli errori e i tempi di recupero degli stessi, i tempi per richiedere supporto e assistenza e i tempi di apprendimento.
Invece, i benefici che ne possono trarre le aziende produttrici riguardano l'incremento della vendite, della qualità dei prodotti e della produttività attraverso la riduzione dei tempi di sviluppo, degli interventi e dei costi di manutenzione e di assistenza (ad esempio: call center), dei costi della formazione per gli utenti finali, della documentazione utente (manuali e guide operative) e dei tempi per la sua realizzazione.
Progettare un artefatto usabile è conveniente anche per le aziende produttrici.
Il rapporto costi/benefici nell'ingegneria dell'usabilità è di circa 1 a 10-100, il che significa che per ogni dollaro speso per incrementare l'usabilità, l'azienda ne realizza un beneficio tra 10 e 100 dollari (Donahue, Weinschenk, Nowicki, 1999 "Usability is good business").